L’UE è in ritardo nella transizione all’economia circolare

L’UE è in ritardo nella transizione all’economia circolare

Secondo la Corte dei conti europea, l’Unione europea è in ritardo nella transizione verso l’economia circolare; nonostante l’enfasi crescente nei confronti del tema da parte della legislazione UE e i piani d’azione della Commissione, i 27 Stati membri procedono lentamente nell’applicazione di questi principi.

Nella relazione della Corte, che analizza il periodo dal 2014 al 2022, sono stati analizzati i fondi destinati all’economia circolare, il loro utilizzo ed è stato monitorato il lento progresso; ma non solo: sono state anche spiegate le debolezze del monitoraggio effettuato dalla Commissione e propone raccomandazioni per incentivare la transizione circolare in modo rapido ed efficace.

Per migliorare i propri punti di debolezza, è necessario conoscerli; proprio per questo la Corte non si limita ad analizzare le debolezze, ma suggerisce anche dove e in che modo agire. Preservare i materiali e ridurre al minimo i rifiuti è fondamentale se si vuole che l’UE utilizzi efficientemente le risorse e raggiunga gli obiettivi ambientali del Green Deal.

Come ricorda la stessa Corte dei conti europea “la progettazione di un prodotto determina circa l’80% del relativo impatto ambientale. Al fine di ridurre al minimo detto impatto ambientale, i prodotti e i processi produttivi devono essere riprogettati in base ai principi di economia circolare, in linea con la priorità dell’UE di prevenire la produzione dei rifiuti”.

La Commissione europea nel 2014 e nel 2020 ha proposto due piani d’azione, fissando rispettivamente 54 e 35 obiettivi che raddoppiassero il tasso di circolarità, ossia la quota di materiale riciclato e reintrodotto nell’economia per il 2030. Tali piani non erano vincolanti, ma miravano ad aiutare gli Stati membri ad aumentare le attività di economia circolare negli ultimi anni. Allo stato attuale, nonostante tutti i Paesi membri disponessero o stessero elaborando una strategia nazionale, è difficile monitorare l’efficacia di tali misure nazionali; inoltre la priorità non dovrebbe più essere esclusivamente rivolta alla gestione dei rifiuti ma alla prevenzione degli stessi.

Indirizzare in maniera più mirata i finanziamenti UE verso la progettazione circolare è molto difficile, per un semplice motivo: non esistono indicatori specifici riguardo alla progettazione circolare dei prodotti e, quindi, finanziare qualcosa che non si conosce bene diventa quasi impossibile. L’utilizzo dei fondi che, in teoria, dovevano supportare l’economia circolare è stato particolarmente critico.

Si nota dunque che, per agevolare gli Stati membri a mettere in pratica una reale economia circolare, secondo la Corte dei conti europea dovrà essere la Commissione a tener meglio conto degli aspetti fondamentali dell’economia circolare, in particolare, la progettazione circolare dei prodotti, per migliorare il monitoraggio dei progressi realizzati dagli Stati membri nella transizione verso un’economia circolare e agevolare l’adozione di decisioni informate relative alle nuove politiche, iniziative e azioni.
La Commissione dovrebbe inoltre analizzare i motivi per cui i finanziamenti UE in regime di gestione concorrente e diretta non abbiano condotto all’avvio di più progetti in materia.

Guardando il bicchiere mezzo pieno, secondo i giudici contabili questo potrebbe avvenire in un anno circa. L’auspicio è che ciò avvenga davvero, nonostante le elezioni del 2024 che potrebbero intralciare il programma.

 

Fonte: I ritardi europei della transizione verso l’economia circolare